I 90 anni di Monica Vitti, la più amata

monica vitti

Il 3 novembre è il compleanno dell’indimenticabile attrice che nacque Maria Luisa Ceciarelli e diventò Monica Vitti (senza dimenticare mai «sette sottane»). Da 20 anni ha scelto il silenzio, protetta dal marito, il regista Roberto Russo, che le sta accanto con rispetto anche nella malattia.

«Assenza, più acuta presenza». La densa poesia di Attilio Bertolucci riesce a riassumere ciò che molti amanti del cinema italiano, e molti italiani in genere, provano pensando a Monica Vitti, che il 3 novembre compie 90 anni. Da un ventennio non si mostra più, protetta dal marito, il regista Roberto Russo sposato a settembre del 2000, e strappata via al pubblico, che tanto la sogna ancora, da una malattia degenerativa.

Maria Luisa Ceciarelli, così chiamata all’anagrafe, dopo il diploma nel 1953 all’Accademia d’arte drammatica con Silvio D’Amico si sceglie un nome facendolo suonare simile a quello della madre, Adele Vittiglia, e con quello addosso va a conquistare il mondo. Non si contano i premi che le sono stati riconosciuti. Solo per citarne alcuni: David di Donatello per Ninì Tirabusciò, Polvere di Stelle, Amori miei; i Nastri d’Argento con La notte, La ragazza con la pistola, L’anatra all’arancia; un Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 1995.

Lavora all’estero con i grandi nomi: Buñuel, Vadim, Losey. Nell’Italia degli Anni Cinquanta si confronta con il modello di attrice formosa e sexy rappresentato da Gina Lollobrigida, Sophia Loren e Silvana Mangano. Eppure trova il suo spazio, miracolosamente in bilico tra il cinema impegnato e la commedia all’Italiana. È stata in grado di partire dagli esordi teatrali, attraversare il cinema pensoso di Michelangelo Antonioni per arrivare a essere l’unica star comica femminile di Mario Monicelli ed Ettore Scola.

La mamma le diceva che aveva «piedi lunghi, da esistenzialista», eppure è diventata la regina delle commedie. Molto apprezzata da chi lavorò con lei, per esempio Alberto Sordi che le voleva bene come «una sorella»: «Ha spirito d’abnegazione, dedizione, non fa capricci. Il nostro rapporto è basato sulla stima professionale e sull’amore».

«Una bellezza unica, sua, personale», ricorda Enrico Vanzina, come unica è la sua voce, roca e pastosa. Fu proprio questa a portarla da Michelangelo Antonioni, il regista con cui ha vissuto una lunga storia d’amore. Così ha raccontato: «Come nelle favole, un bel giorno Antonioni cercava la voce della benzinaia del Grido. Ne serviva una un po’ sfiatata e la mia era l’ideale. Durante il doppiaggio mi arrivò un suo commento dalla regia che era alle mie spalle. “Ha una bella nuca, potrebbe fare il cinema”. Le sue storie mi somigliavano, così cominciò la mia grande avventura».

Capace di impersonare personaggi complessi con le interpretazioni per Antonioni, ma anche di portare buon umore e allegria nei ruoli brillanti, vive in sé questa duplice natura: «Io nella vita non sono affatto una buffona, anzi sono piuttosto una angosciata e mi dedico al lavoro in modo totale. Poi, su set, divento una buffona, ma ne sono fiera perché è la nostra grande tradizione di commedianti». Monica Vitti inventò per sé un posto nel cinema: «C’era per i comici uomini una tradizione cui rifarsi, dei modelli. Come attrice comica io non avrei potuto imitare nessuno. In Italia c’erano soltanto le bellissime e le caratteriste. Un’attrice che fosse fisicamente normale e che sapesse recitare e far ridere, non esisteva». Qualsiasi cosa facesse, ha saputo richiamare l’attenzione su di sé, come già sapeva fare da bambina quando, per farsi notare dagli ospiti di casa sua, mostrava le sette sottane che indossava per proteggersi dal freddo (e «sette sottane» fu per anni il suo soprannome). E anche oggi, che non si mostra più, è ancora ben presente nei ricordi di tutti, con le sue sette sottane a proteggerla dalla curiosità, lasciando intatto l’amore.

I 90 anni di Monica Vitti, la più amataultima modifica: 2021-11-03T14:05:13+01:00da vita-vip
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